venerdì, gennaio 28, 2011

Facebook killed Second life


Non mi è ben chiaro come, ma ad un certo punto mi è venuto in mente "Second life". Ve le ricordate voi Second Life? Io sinceramente no, questa sera è la prima volta in vita mia che ne apro la homepage. Ne avevo sempre sentito parlare, avevo letto molto di questo mondo virtuale rifugio di tutti gli scontenti della vita reale ma mai mi ci ero avvicinato. Mi viene in mente che 3 o 4 anni fa un cliente che si sentiva in vena di innovazione aziendale mi chiese un parere circa una possibile "discesa in campo". Dopo aver letto che alcune grandi aziende, tipo Telecom, Eni e altre avevano aperto una loro filiale in Second Life si sentiva in obbligo di apprire anche lui una sede "oltre cortina".
Gli avevo espresso le mie perplessità ed ero stato guardato con quel misto di compiangimento con cui ti guardano quelli che si sentono dei grandi manager. Per fortuna alla fine mi diede retta e non apri' un bel niente.

Tornando al 2011 mi stavo chiedendo: ma Second Life chi se lo caga nel 2011?? (scusate il francesismo, ma non sapevo come altro dirlo).
Malgrado io non ami nemmeno Facebook, devo ammettere che almeno in questo ha colto nel segno. Anzichè andare a cercare mondi improbabili in cui esprimere tutte le proprie aspettative Zuckerberg ha capito che la gente vuole poter in qualche modo amplificare le proprie emozioni sensa soluzione di continuità tra il mondo digitale e il mondo reale.
Così Adesso una percentuale sempre crescente di internauti non sopravvive se non va almeno 3 o 4 volte a controllare i suoi possedimenti su Facebook, l'evoluzione delle sue "amicizie", le vacche da mungere in Farmville e l'arredamento della propria casetta di Pet Society per poi parlarne al bar, nei salotti degli amici o a cena in pizzeria.
Una sola cosa mi chiedo: Adesso Facebook è quotata in borsa per 500milamigliardiditrigliardididollari, e questo perché? Perchè tutti questi utenti sono perfettamente profilabili per farne dei 'potenziali' acquirenti. Clienti della qualsiasi. Insomma non si quota in borsa una azienda per i suoi asset societari, per le sue produzioni, per i clienti che la scelgono: la si quota per quello che potrebbe valere.
Questo mi ricorda un periodo ben preciso dove le valutazioni erano fatte esattamente con le stesse logiche: ve li ricordate gli anni '90 del boom della new economy?? (certo che ve li ricordate, AHIA che mmale!!). Ecco mi sembra che ci risiamo: di nuovo speculazione su quello che potrebbe essere ma che probabilmente poi non sarà, almeno nei termini che ci vogliono far credere.

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